I palazzi di villa hanno rappresentato uno dei pilastri della storia sociale ed economica del Genovesato. Sin dal XIV secolo la villa divenne il simbolo del potere dell'oligarchia aristocratica e della ricca borghesia mercantile, per le quali era lo specchio del palazzo cittadino: fuori le mura si portavano il lusso e la magnificenza che si vivevano nelle dimore cittadine.

Più di duecentosessanta erano le ville sul solo territorio della Grande Genova, un universo di dimore in parte andate perdute, per la maggior parte oggi in decadenza o destinate ad usi diversi, che però lasciano intravedere, attraverso le poche oggi restaurate e visitabili, la magnificenza di una classe dirigente divenuta incredibilmente ricca grazie alle proprie capacità imprenditoriali e politiche.

Storia

Le origini

La diffusione delle ville suburbane, che avrebbero caratterizzato per secoli il paesaggio genovese, ebbe inizio a partire dal XIII secolo, quando nelle aree suburbane accanto ai numerosi insediamenti monastici sorsero le prime dimore dei ricchi cittadini, legate alla presenza di fondi agricoli. Le ville più antiche avevano una struttura architettonica semplice e si affacciavano con alti porticati su giardini, orti e frutteti racchiusi da alti muri.

Tra le residenze suburbane più antiche (XIII secolo) è quella appartenuta al doge Simon Boccanegra sulla collina di S. Tecla, a San Martino, recentemente recuperata. Situata oggi entro il perimetro del complesso ospedaliero di San Martino, dopo anni di abbandono è stata restaurata nel 2005 ed è ora utilizzata come sede per seminari e congressi.

Per le difficoltà di comunicazione dell'epoca le residenze estive sorsero principalmente nelle zone collinari e costiere immediatamente al di fuori delle mura cittadine, in particolare quelle più idonee allo sviluppo di fondi agricoli. Questa vicinanza fece sì che la città e i sobborghi apparissero, già nel Trecento, a chi arrivava a Genova dal mare, come un'unica grande estensione punteggiata di sontuose dimore e giardini, come testimoniato da illustri viaggiatori, primo tra tutti il Petrarca.

Dal XVI al XVIII secolo

A partire dal Cinquecento, con il consolidarsi della ricchezza in città tra le famiglie nobili di origine feudale (quali Doria, Spinola, Lomellini (famiglia), Fieschi, Grimaldi e Imperiale) e quelle dei ricchi mercanti e banchieri genovesi si diffuse un nuovo modo di concepire la villa, che da centro di produzione agricola divenne anche residenza di villeggiatura e di rappresentanza. Le aree suburbane di Genova divennero così sede delle prestigiose dimore delle ricche famiglie patrizie che nei mesi estivi lasciavano i palazzi in città per "recarsi in villa" a trascorrere la stagione calda.

La moda della villeggiatura diede vita ad una vera e propria competizione tra le famiglie aristocratiche per realizzare sontuosi palazzi di villa che suscitarono l'ammirazione anche di illustri viaggiatori, chiamando a progettarli i migliori architetti dell'epoca, primo fra tutti il perugino Galeazzo Alessi, che divenne uno dei protagonisti del rinnovamento culturale genovese nel Cinquecento. L'Alessi introdusse a Genova un modello architettonico innovativo: con il cosiddetto "cubo alessiano", caratterizzato da un compatto edificio a base quadrata, senza corte interna ma con un ampio salone al centro del piano nobile, la copertura piramidale e alte logge aperte nel prospetto principale o nella facciata posteriore, che determinavano un nuovo rapporto con lo spazio esterno, la villa diveniva un elemento dominante nel paesaggio.

Le ville sorsero numerose principalmente sulla collina di Albaro e a Sampierdarena, località prossime alla città, ma anche nei centri rivieraschi più vicini, a levante (da Quarto a Nervi) e ponente (da Cornigliano a Pegli e Voltri) e nelle valli del Polcevera e del Bisagno. In particolare Sampierdarena tra Cinquecento e Seicento divenne una tra le più note località di villeggiatura italiane.

Alcune ville sorsero anche nelle aree a margine del centro urbano, in zone che nel XVII secolo sarebbero state racchiuse entro la cerchia delle mura ma che fino ad allora erano località fuori porta. Mirabile esempio è la Villa del Principe, edificata da Perin del Vaga all'inizio del Cinquecento per Andrea Doria nella località di Fassolo, appena fuori della porta S. Tommaso, simbolo della supremazia del principe nella vita politica ed economica genovese; il parco della villa si estendeva dalla collina di Granarolo fino al mare.

La costruzione delle ville proseguì nei secoli successivi, raggiungendo il suo culmine nel Seicento. Le famiglie patrizie non lesinarono le risorse destinate alla costruzione delle loro case, un immenso patrimonio edilizio e storico che comprende ancora oggi oltre duecento ville suburbane, quasi la metà delle quali tra Albaro e Nervi.

Il pennello di Alessandro Magnasco ci ha lasciato un'istantanea della vita e dell'ambiente in cui la società ricca trascorreva la sua villeggiatura nella prima metà del XVIII secolo. Nel dipinto Trattenimento in un giardino di Albaro (1735), conservato a Palazzo Bianco, si vedono piccoli gruppi di persone in un giardino (identificato come quello della villa Saluzzo Bombrini di Albaro) intente a conversazioni, danze e giochi di carte, sullo sfondo della piana del Bisagno, nella zona di San Fruttuoso, ancora tutta coltivata a orti. Questa villa di Albaro è nota ai Genovesi come Villa Paradiso ed è stata la residenza di Fabrizio de André da giovane. Molte delle sue prime ballate sono sicuramente nate e sono state cantate per la prima volta in una stanzetta al piano terra che il cantautore aveva eletto a sua "tana".

Nel tardo Settecento tra gli aristocratici più colti si diffuse un interesse per la botanica, che spinse molti di essi a introdurre nei loro giardini piante esotiche provenienti da tutto il mondo, dando così origine ai primi orti botanici. Nell'area genovese i più conosciuti erano quello fondato da Ippolito Durazzo sul bastione di Santa Caterina (oggi villetta Di Negro) e quello istituito da Clelia Durazzo Grimaldi a Pegli, oggi integrato nel parco della villa Durazzo-Pallavicini, realizzato nell'Ottocento da Ignazio Pallavicini.

In quello stesso periodo molti edifici dei secoli precedenti vennero adattati al gusto neoclassico e pre-romantico, soprattutto ad opera di Emanuele Andrea Tagliafichi, celebre architetto paesaggista dell'epoca, che curò anche la riconversione dei parchi di molte ville alla nuova moda, come la villa Lomellini Rostan di Multedo, la villa Rosazza nel quartiere di San Teodoro e la villa Gropallo dello Zerbino (dove Ippolito Durazzo trasferì il suo giardino botanico).

L'epoca delle sontuose dimore di villeggiatura delle famiglie patrizie finì con la discesa in Italia di Napoleone e la fine, nel 1797, della Repubblica di Genova, che ribattezzata Repubblica Ligure passò di fatto sotto il controllo della Francia repubblicana, determinando il declino della società aristocratica immortalata dal pennello del Magnasco.

XIX e XX secolo

La ricca borghesia imprenditoriale che a partire dall'Ottocento era divenuta la nuova classe dirigente fece costruire eleganti villini, soprattutto nel levante e sulle alture del centro storico, ma questi non raggiunsero più lo sfarzo delle ville patrizie, anche se non mancano eccezioni. Una di queste è rappresentato dal parco romantico, con accenti esoterici, della villa Durazzo-Pallavicini di Pegli, realizzato da Michele Canzio per il marchese Ignazio Pallavicini. Aperto fin dall'inizio alle visite del pubblico, ebbe uno straordinario successo tra i contemporanei.

Tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, degne di nota sono le costruzioni in stile neogotico, come il castello d'Albertis, costruito da un gruppo di architetti sotto la supervisione di Alfredo d'Andrade, il castello Mackenzie e il castello Bruzzo nella zona di Castelletto, la villa Canali Gaslini in corso Italia e il castello Turke al capo di Santa Chiara, al confine tra Albaro e Sturla, tutti disegnati da Gino Coppedè nel suo personalissimo stile ispirato al gotico fiorentino.

Nello stesso periodo le ville storiche, troppo grandi per le nuove necessità, venivano divise in appartamenti o cedute a comunità religiose, nella maggior parte dei casi perdendo comunque, per le lottizzazioni e l'espansione urbanistica, i loro rigogliosi giardini; i pochi sopravvissuti sono oggi parchi pubblici.

Peggiore fu la sorte di quelle nel ponente cittadino, che tra Ottocento e Novecento visse un periodo di intensa industrializzazione, con le fabbriche che sorgevano sulle antiche proprietà fondiarie annesse alle ville, a cui si opposero inutilmente gli ultimi rappresentanti dell'aristocrazia legati alle rendite fondiarie. Le ville stesse, in molti casi, vennero inglobate nel tessuto produttivo come sedi di uffici e magazzini e in molti casi andarono incontro ad un degrado spesso irreversibile.

Lottizzazioni, speculazioni edilizie e cambi di destinazioni d'uso sono proseguiti nel corso del Novecento, causando la perdita di molte ville storiche e lasciandone altre in stato di completo di abbandono. Tuttavia quanto resta di questo immenso patrimonio edilizio consente ancora oggi, pur nel deterioramento degli edifici, di percepire quello che fu lo splendore di quelle dimore di villeggiatura che avevano caratterizzato per secoli il paesaggio genovese.

Ville storiche

In questa sezione sono elencate molte delle ville storiche più significative per ragioni storiche o architettoniche comprese nel territorio del comune di Genova. La maggior parte delle ville superstiti sono sottoposte a vincolo architettonico da parte della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria.

Ville del centro storico

Le ville suburbane nell'area storica di Genova sorsero nei sestieri di San Teodoro e San Vincenzo, che prima della costruzione delle seicentesche "Mura nuove" erano al di fuori della cinta muraria cittadina. La zona di Castelletto (già parte del sestiere di San Vincenzo) ospita anche alcune delle costruzioni realizzate a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Ville del levante

È questa la parte della città che ha subito minori trasformazioni a carattere produttivo e dove restano numerose e meglio conservate le antiche dimore patrizie, anche con i loro parchi e giardini, pur ridimensionati dalla forte espansione residenziale.

Albaro

Numerose sono ancora oggi le ville storiche presenti nel quartiere di Albaro, che fu una delle zone preferite dagli aristocratici genovesi; molte di esse, ristrutturate, in parte sono suddivise in appartamenti, altre ospitano istituti scolastici e sedi universitarie, cliniche e case di riposo.

Quarto dei Mille

Nervi

Nervi, il quartiere più a levante della Grande Genova, è caratterizzato dal più vasto complesso di parchi urbani presente sul territorio comunale, derivati dalla trasformazione dei giardini delle storiche ville patrizie in parchi paesistici. I parchi di Nervi, posti a monte della passeggiata lungomare e della linea ferroviaria, si estendono per circa 9 ettari e sono formati dall'unione dei parchi delle ville Saluzzo-Serra, Gropallo e Grimaldi-Fassio, acquisite dal comune di Genova tra il 1927 e il 1979. I parchi costituiscono un significativo esempio di giardino tardo settecentesco, in cui si trovano alberi d'alto fusto insieme ad arbusti tipici della macchia mediterranea e piante esotiche.

Ville di Sampierdarena

Sampierdarena fu, al pari di Albaro, una delle località di villeggiatura preferite dagli aristocratici, ma con l'avvento delle industrie e la conseguente urbanizzazione scomparvero totalmente i parchi che si estendevano dal mare fino ai colli di Belvedere e Promontorio, ad eccezione di parte di quello della villa Imperiale Scassi, divenuto giardino pubblico, e le ville stesse furono destinate ad usi impropri, quali uffici o magazzini, quando non vennero demolite per lasciar spazio a fabbriche ed abitazioni.

Particolarmente significativo il gruppo di tre ville cinquecentesche noto come "triade alessiana", perché costruite secondo i dettami architettonici introdotti a Genova da Galeazzo Alessi e a lungo ritenute opera dell’architetto perugino; solo ricerche condotte da studiosi nel Novecento hanno consentito la loro attribuzione a suoi collaboratori e seguaci attivi a Genova in quel periodo. Le tre ville, costruite dalle potenti famiglie genovesi Imperiale, Grimaldi e Lercari, sono conosciute rispettivamente con gli appellativi di "Bellezza", "Fortezza" e "Semplicità".

Ville della Val Polcevera

Campi, Fegino, Borzoli

Rivarolo

Murta

Bolzaneto

Pontedecimo

Ville del ponente

Cornigliano

Anche a Cornigliano sorsero numerose ville patrizie, più antiche di quelle dei quartieri circostanti come Sampierdarena, le ville di Cornigliano sono l'embrione iniziale del fenomeno della villa patrizia fuori città e l'epoca di costruzione di alcune di queste risale al XIV secolo (come è il caso di Villa Spinola Narisano e Villa Spinola Dufour). La strada lungo la quale erano allineate, originariamente chiamata "via dorata" e che seguiva il tracciato dell'Antica Via Aurelia (rientrata rispetto all'attuale via Cornigliano, ma ancora presente in vari spezzoni) partiva dal ponte di Cornigliano e passava ai piedi della collina di Coronata proseguendo verso Sestri Ponente. Le ville di Cornigliano ebbero un momento di grande decadimento quando la nobiltà cittadina preferì altri quartieri del ponente per il soggiorno, venne successivamente riscoperta nel Settecento con il restauro e rimaneggiamento di alcuni degli edifici di villa, inoltre nell'Ottocento fu costruita sorgeva una delle ville ottocentesche più famose di Genova, che ha però avuto vita breve, il Castello Raggio.

Il Castello Raggio era stato costruito negli anni ottanta dell'Ottocento dall'architetto Luigi Rovelli per l'imprenditore Edilio Raggio, prendendo a modello il castello di Miramare di Trieste. Il "castello" sorgeva sul promontorio di Sant'Andrea, anticamente sede di un monastero benedettino, e fino alla prima guerra mondiale la famiglia Raggio vi ospitò alti rappresentanti della nobiltà e della politica. Con la seconda guerra mondiale e l'interramento del mare antistante per la costruzione dello stabilimento siderurgico Ilva fu abbandonato andando incontro ad un inarrestabile degrado e fu demolito nel 1951.

Sestri Ponente

Pegli

Pra'

Voltri

Ville della val Bisagno

Note

Voci correlate

  • Rolli di Genova
  • Parchi di Genova
  • Musei di Genova

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